I premi della 23° Edizione del Religion Today Film Festival
PREMI DELLA GIURIA INTERNAZIONALE
GRAN PREMIO NELLO SPIRITO DELLA FEDE
ORDER AND SOUL di Zsuzsanna Bak
SPECIAL MENTION GRAN PREMIO NELLO SPIRITO DELLA FEDE
Il Sistema Sanità - Le Pietre Scartate di Andrea De Rosa, Mario Pistolese
Re\entry di Ben Brand
The Wind di Hamid Jafari
MIGLIOR DOCUMENTARIO
MOTHER FORTRESS di Maria Luisa Forenza
SPECIAL MENTION MIGLIOR DOCUMENTARIO
The Wind di Hamid Jafari
MIGLIOR FILM A SOGGETTO
CASTLE OF DREAMS di Reza Mirkarimi
SPECIAL MENTION MIGLIORE FILM A SOGGETTO
The Unorthodox di Eliran Malka
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
OJAGH di Ali Bolandnazar
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Kusebek di Guo Zhongyuan
SPECIAL MENTION MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
My Kingdom di Guillaume Gouix
Re\entry di Ben Brand
PREMI DELLE GIURIE SPECIALI
Giuria Forum trentino per la pace e i diritti umani
“Nello spirito della pace”
NOVEMBER 1st. di Charlie Manton
Menzione speciale nello spirito della pace
MY NAME IS PETYA by Daria Binevskaya
Giuria Centro missionario diocesano pastorale migranti
“Migrazioni e coesistenza”
HARBOR di Paul Marques Duarte
Giuria interreligiosa comune di Arco
“Religioni con gli occhi di donna”
Speciale TG1 "Figlie di un Dio minore” di Amedeo Ricucci
Menzione speciale Religioni con occhi di donna
Clausura 4.0 di Elisabetta Castana
Giura FSC Università Pontificia Salesiana
“Nuovi sguardi”
Masel Tov Cocktail di Arkadij Khaet, Mickey Paatzsch
Giuria Conservatorio “F.A. Bomporti” Trento
“Miglior colonna sonora”
Finally Bhalobasha di Anjan Dutt
Menzione speciale colonna sonora
PIPO AND THE BLIND LOVE by Hugo Le Gourrierec
Giuria Dolomites
“Nello spirito delle Dolomiti”
AVATARA di Nadav Harel
Giuria Film For Our Future
“Premio Film For Our Future”
MOSHE AND AMIRA di Eliot Gerber-Wilson
Menzione speciale Film For our Future
Gimbal: A bet between tradition and economics di Sidiq Ariyadi
Giuria CinemAmore
“Popoli e religioni”
RISING SILENCE di Leesa Gazi
Giuria Signis
“Premio Signis”
Samsara di Moon Jeong Yun
Menzione speciale Signis
Taj Mahal by Nyaz Mujawar
MOTIVAZIONI
SPECIAL MENTION Giuria Internazionale
The Unorthodox
Per aver messo in mostra un'eroica lotta di una minoranza religiosa per la giustizia e l'accettazione.
The Wind
Per portare gli spettatori in un’avventura, in viaggio nel tempo. Menzione del primo premio per averci ricordato le paure primordiali dell'umanità.
Il sistema sanità
Per la sua multiforme efficacia e sostenibilità nel mostrare un vero progetto di vita per superare uno stile di vita sbagliato e raggiungere la felicità nell'essere utile non solo a te stesso ma anche per il tuo ambiente.
My Kingdom
Togliti i veli e raggiungi il senso della vita.
Re entry
La menzione onorabile per il rientro che presenta-mostra la tensione tra il materialismo post religioso e il desiderio di metafisica.
GIURIA CINEMAMORE
RISING SILENCE
Toccante e ben costruito, il film dà voce alle Birangona, le donne che vennero rapite e torturate durante la guerra di liberazione del Bangladesh e riconosciute come eroine di guerra solo molti anni dopo, e lo fa con estrema delicatezza pur raccontando storie di violenze e abusi, di abbandono e rifiuto da parte della società. Il messaggio di speranza, pace e convivenza tra i popoli che la regista vuole trasmettere non è assolutamente forzato ma si coglie nelle parole di queste donne che nonostante le ferite, fisiche e non, non serbano rancore ma fiducia in un futuro migliore.
GIURIA INTERRELIGIOSA ARCO - religioni con occhi di donna
FIGLIE DI UN DIO MINORE
Le giurate hanno deciso di premiare il documentario “Figlie di un Dio minore”, diretto dalla regista Amedeo Ricucci. Viene narrata, tramite immagini toccanti, intense e, a tratti, cariche di angoscia, la difficile e pesante storia delle donne Yazide i cui diritti umani sono stati pesantemente violati. Si tratta di un documentario il cui intento principale è quello di denunciare nonché sensibilizzare l’opinione pubblica su argomenti di siffatta portata.
Difatti, come del resto emerge dalle parole delle protagoniste stesse, c’è una vera e propria emergenza umanitaria nei confronti di questa minoranza etnica, in particolar modo verso le donne ed i loro bambini. Sul finire del documentario si comprende che sono soprattutto i bambini, nati in uno stato di cattività quale è quello della prigionia delle loro madri, ad essere delle vittime le quali sono destinate a crescere orfani, senza neppure una madre la quale non può far altro che abbandonarli. Tutto questo avviene sotto gli occhi della comunità internazionale che non pare prendere alcuna iniziativa nemmeno per la tutela di questi minori abbandonati al loro triste destino.
CLAUSURA 4.0
La giuria ha anche deciso di assegnare una menzione speciale a “Clausura”, realizzato dalla RAI. Ciò che ha maggiormente colpito di quest’opera anzitutto sono stati i dialoghi molto profondi ed intimi, come anche le protagoniste stesse la cui genuinità, allegria, vitalità, bellezza e simpatia spiccano. Si è avuto modo di scoprire un mondo che ha avuto un notevole sviluppo rispetto al passato, come si è del resto potuto constatare attraverso il confronto delle immagini registrate nei monasteri di clausura per la prima volta nel 1958 da Sergio Zavoli. È stato curioso e simpatico vedere come le clarisse comunque riescano a confrontarsi col mondo esterno attraverso l’uso dei social media con i quali riescono a veicolare il proprio pensiero anche fuori dalle mura dei monasteri.
GIURIA NELLO SPIRITO DELLE DOLOMITI
AVATARA
Questo documentario approfondisce la spiritualità e il quotidiano di una comunità indù che vive in una remota valle dell’Himalaya. Riuscendo a combinare un’attenta prospettiva antropologica con un coinvolgente stile narrativo, l’opera presenta le pratiche e le credenze di famiglie e sacerdoti che adorano le divinità di questo spazio alpino. Nei paesaggi himalayani e nel culto dello Shaktismo, lo spirito della montagna emerge nei suoi tratti mistici più insondabili e in quelli più umani radicati negli usi e costumi della tradizione. I sentieri, le mondine, i rituali nei boschi umidi e gli sguardi curiosi dei bambini, raccontano una spiritualità alpina quotidiana e misteriosa, capace di abitare il divino e l’umano.
GIURIA FORUM PER LA PACE
NOVEMBER 1ST
La giuria del Forum trentino per la pace e i diritti umani premia il film “November 1st” per la capacità di affrontare efficacemente, grazie anche alle convincenti interpretazioni femminili e all’attenta regia, un tema complesso e delicato come la pena di morte da un punto di vista insolito, adottando lo sguardo dei familiari delle vittime e non del colpevole o dei suoi difensori. Il film di Charlie Manton ci consegna così un emblematico racconto di una vita inceppata, sottolinenando l’impatto psicologico e la sofferenza vissuta per anni dalla protagonista e la sottile linea tra il desiderio di giustizia e lo spirito di vendetta.
GIURIA COLONNE SONORE
Finally Bhalobasha
Finally Bhalobasha. Sicuramente particolare per come le tre storie si intrecciano, con il finale imprevedibile che le riunisce. Il materiale musicale appartiene al compositore indiano Neel Dutt, musicista e chitarrista bengalese nato nel 1979 e quindi nel pieno della sua produzione artistica.
L'impronta della colonna sonora è quindi originale e aderisce molto bene alle scene. Mi è piaciuta molto la canzone Chhiley Bondhu cantata in bengalese. Ma non c'è soltanto questa, anche koto koto Mon, molto romantica, parole di Anjan Dutt, regista del film che è a sua volta anche attore e cantautore, cantata da Madhubanti Bagchi. Bella l'introduzione con la tromba. Guardando le carriere musicali sono significative.
PIPO AND BLIND LOVE
Per il cortometraggio premiamo la colonna sonora di Pipo, per la forza del messaggio che lancia. Il potere della musica in grado di risvegliare i sentimenti in coloro che non li provano. Ci ricorda, ci riporta e ci avvicina alla risposta del perché l'uomo non può fare a meno della musica.
GIURIA UNIVERSITà PONTIFICIA SALESIANA ROMA
Non avendo riscontrato elementi evidenti che trattino in maniera precisa e univoca il tema del festival “Earth I care”, la giuria ha scelto di premiare Masel Tov Cocktail per un soggetto che si è presentato preminente rispetto agli altri film selezionati per urgenza sociale e attualità.
Il film tratta con ironia pungente e piacevolmente colorita la situazione socio-ideologica di una Germania che sta assistendo ad un ambivalente atteggiamento nei confronti della memoria dell’Olocausto: c’è chi drammatizza generalizzando la figura quasi mitologica “dell’ebreo” e chi ignora cosa sia significato Auschwitz. Masel Tov Cocktail risponde in maniera brillante all’impellente necessità di “non dimenticare” e al contempo di “non banalizzare”, perché lasciar sfumare il passato è da sempre sinonimo di ricaduta nei medesimi errori.
Dal punto di vista tecnico, per l’estetica e la tecnica, il corto utilizza escamotage stimolanti, come lo sguardo in macchina del protagonista che interagisce con lo spettatore, l’alternanza del colore al bianco e nero, le didascalie in sovraimpressione, l’utilizzo intelligente della rottura della “quarta parete”, consentendo così allo spettatore di viaggiare a braccetto del protagonista lungo tutta la vicenda, alla scoperta di cosa significhi essere ebreo nella Germania odierna. Apprezzabili anche l’attenzione per le tematiche interreligiose e geopolitiche che scandiscono il corto quasi in modo documentaristico.
GIURIA CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO
Il film Harbor ha il pregio di mostrare una quotidianità che può appartenere a chiunque, persino un po’ stereotipata, inaspettatamente stravolta da una presenza inattesa che costringe i protagonisti a rivedere il proprio ruolo, le proprie certezze, le paure e i pregiudizi verso sé stessi e verso gli altri. Ritrovandosi alla fine accomunati dalla stessa sensibilità e dagli stessi obiettivi.
Un modo originale e a tratti volutamente paradossale per raccontare il tema dell’immigrazione, con un gioco di contrapposizioni e di situazioni impreviste, mirate a riflettere non tanto sul migrante, ma su noi stessi, sui nostri atteggiamenti e sui nostri principi.
GIURIA "Film for our future" Moshe e Amira
Il premio va a Moshe and Amira, per la capacità di raccontare attraverso piccoli gesti, scorci e parole la possibilità di costruire ponti tra culture diverse. Allo stesso tempo, la difficoltà di lottare per quella stessa identità culturale in una società razzista. Attraverso una costruzione del carattere profonda e originale si traspone un conflitto troppo comunemente noto in una situazione che tutti possiamo relazionare anche noi, una tavola da pranzo. Le tensioni non vengono mai rivelate ma costruite e portate avanti attraverso un saggio gioco di punti di vista e angoli di ripresa. Ricorda l'assurdità delle discriminazioni rimuovendo ogni stereotipo e ambientando una storia normale in una situazione media che tutti hanno vissuto. Aprendo la vasta gamma di emozioni umane connesse alla fusione di culture, il regista segna questo pezzo con l'accumulo di tensione, stringendo e allentando l'arco della storia in modo saggio e divertente.